Prima di Zico. però, ci sono almeno altre due stagioni da raccontare, due stagioni che testimoniano la crescita graduale della squadra e della società. Dopo la soffertissima salvezza Sanson abbandona per motivi di salute e rimette le sue azioni nelle mani del sindaco Candolini. Meno di un mese dopo l'Udinese viene acquistata da Lamberto Mazza. Nel frattempo 1' 11 giugno si registra il secondo scudetto della Primavera le cui stelle si chiamano Gerolin. Miano. (Tinello. Papais. perni dell'Udinese del domani: un'Udinese che riparte da Franco Causio. scartato dalla Juventus. ma che grazie alla splendida stagione in Friuli si toglierà la soddisfazione di essere covocato da Bearzot per i mondiali di Spagna. L'Udinese precede il Milan terz ultimo di due punii ma già a tre domeniche dalia conclusione, grazie al successo di Bologna, i bianconeri sono matematicamente salvi. L'Udinese sta diventando grande, investe sul mercato e. dopo Causìo. nella stagione '82-83 arrivano il brasiliano Edinho e lo Iugoslavo Suriak: sul mercato italiano vengono pescali Mauro. Corti e Pulici. Siamo ancora nell'epoca dei due punii a vittoria e l'Udinese non paga dazio per i venii pareggi oiienuti in trenta partite. A fine campionato le vittorie saranno sei. le sconfìtte quattro. L'era Zico è alle porte.
Dopo aver ottenuto la salvezza all' u all'ultimo minuto dell'ultima giornata nella stagione '80-81 con un gol di Manuel Gerolin, l'Udinese, che passa dalle mani di Teofilo Sanson a quelle di Lamberto Mazza, presidente del gruppo industriale Zanussi. punta al consolidamento nella massima serie e successivamente a un salto di qualità. 1 programmi vengono ampiamente rispettati, infatti nei due campionati successivi le zebrette prima si salvano con tre giornate d'antìcipo, quindi ottengono un sesto posto che è inferiore solamente ai piazzamenti del "54-55 e del '56-57. L'ascesa costante fa pensare che si stiano facendo le cose nel modo giusto: non si vuole tutto e subito ma facendo un passettino alla volta. Partendo da un sesto posto, ora l'Udinese è attesa dal salto più grande e cosa c'è di meglio che acquistare il calciatore straniero più forte al mondo? Già da qualche anno si parlava di un arrivo in Italia di Zìco. il fuoriclasse brasiliano considerato da tutti l'erede di Relè: ci aveva provato il Milan ma con scarsi risultati, ci riesce invece l'Udinese grazie all'intuizione e al "mestiere" del suo direttore sportivo. Franco Dal Cin. E il 31 maggio del 1983 quando l'Udinese da l'annuncio: sembra fantacalcio. nessuno osa crederci. Invece è tutto vero anche se l'arrivo in Friuli di Arthur Antunes Coimbra sarà più complicato del previsto. I vertici federali, con il presidente Sordillo in testa, bloccano sia il trasferimento di Zico all'Udinese sia quello di Cerezo. altro brasiliano, alla Roma. Udine scende in piazza. Udine si sente come Davide al quale non viene consentito di sfidare Golia. Sono i giorni dei cartelli "O Zico o Austria", i giorni in cui Udine è al centro dell'attenzione dell'Italia calcistica. Alla fine Zico arriverà facendo letteralmente impazzire un'intera regione: vengono sottoscritti più di 26.000 abbonamenti, una cifra record e già alle prime amichevoli estive il Friuli presenta il tutto esaurito. La parolina magica non viene mai pronunciata ina è evidente che a Udine nel giro di un paio di stagioni si vuole puntare allo scudetto. Ci si rifa agli esempi del Cagliari e della Lazio, o a quello più recente del Vìcenza di Paolo Rossi, arrivato secondo. Nell'arco di due campionati, invece, il titolo andrà a un'altra provinciale del Triveneio. il Verona.
Eppure nel primo dei due anni di Zico la partenza era stata più che confortante. L'esordio del Galinho nel nostro campionato avviene in casa del Genoa: i friulani si impongono per 5-0 (successo esterno più ampio della storia) e il numero 1O brasiliano segna una doppietta. Non è un fuoco di paglia, tant'è vero che Zico concede il bis la domenica successiva contro il Catania. In entrambe le occasioni Zico centra il bersaglio su punizione, e lo stesso accade la domenica successiva ad Avellino dove l'Udinese perde a causa di una sciagurata autorete dell'altro suo brasiliano. Edinho. Le parabole di Zico su calcio da fermo diventano un fenomeno da studiare, da analizzare, da vivisezionare. Nemmeno Platini segnava su punizione con quella frequenza. nessuno, sottolineano gli altri, era riuscito a inserirsi nel nostro calcio con tanta autorità. La media realizzativa di Zico è impressionante, è lui che mantiene l'Udinese nelle zone medio-alte della classifica. Enzo Ferrari ha costruito attorno al brasiliano una squadra tecnicamente apprezzabile ma che difetta un po' in fase di interdizione: Causìo. Mauro. Miano. Marchetti. sono questi i centrocampisti bianconeri, gente dì grande qualità ma che se c'è da difendere... Là in mezzo a lottare c'è il solo Gerolin e purtroppo alla fine i conti non tornano. All'inizio del girone di ritorno grazie a tre vittorie consecutive contro Genoa. Catania e Avelli no. l'Udinese sale al quarto posto che mantiene per altre tre settimane fino all'infortunio dì Zico: rientrato da Rio. il brasiliano partecipa a un'amichevole a Brescia. Si gioca su un campo reso pesante dalla pioggia e purtroppo per l'Udinese i delicati muscoli del brasiliano non reggono. Il fuoriclasse resta fermo un mese e mezzo, abbastanza per compromettere la corsa dell'Udinese all'Europa. Già. perché ormai era diventato quello l'obiettivo principale. Lo scudetto era troppo lontano, nonostante alla vigilia di Pasqua i friulani si trovassero in vantaggio alla fine del primo tempo sul campo della Juventus che si sarebbe poi laureata campione d'Italia.
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Surnommé «le Pelé blanc» par ses admirateurs, Zico aurait pu, comme son glorieux aîné, entrer encore davantage dans la légende du football mondial. Hélas, il n'a pas remporté la Coupe du monde et ne pourra jamais prétendre rivaliser avec le dieu Pelé. La faute, entre autres, à un penalty raté en quarts de finale contre les Bleus de Platini... Arthur Antunes Coimbra, dit «Zico», avait pourtant tout pour lui. Une technique hors norme, véritable numéro 10 à l'ancienne,capable défaire des ouvertures lumineuses des deux pieds, il était également un redoutable tireur de coup-franc. Dès son enfance, dans le quartier modeste de Quintino à Rio de Janeiro, il se fait remarquer par sa capacité à organiser le jeu et s'affirme comme un véritable leader. Son père, un Portugais venu s'installer au Brésil (Zico a d'ailleurs la double nationalité), est un gardien de but amateur, fervent supporter du Sporting Club du Portugal. C'est lui qui subira les premières frappes enroulées de son fils et qui l'entraînera pour faire de lui un des espoirs du football brésilien. Au début de l'adolescence, il passe avec succès un test pour le Flamengo et intègre les équipes de jeunes. Dès 1973, il s'impose en équipe première et, en dix ans, va remporter quatre titres de champion, une Coupe Intercontinentale et une Copa Libertadores, l'équivalent pour l'Amérique du Sud de la Champions League.
Il est sélectionné pour la première fois avec l'équipe nationale du Brésil en 1976 et accroche une troisième place lors de la Coupe du monde 1978. En 1982, pourtant grands favoris, les Auriverde sont éliminés par l'Italie de Paolo Rossi. Mais c'est surtout l'édition 1986 qui restera en travers de la gorge de Zico. A la tête d'une Seleçâo redoutable, le capitaine pense que son heure est arrivée. C'est sans compter sur ce fameux quart de finale de Guadalajara, qualifié par Pelé lui-même de «meilleur match de l'histoire de la Coupe du monde». Les Brésiliens marquent très vite sur un but d'école, à une touche de balle, mais les Français égalisent grâce à l'opportunisme de Michel Platini. En seconde mi-temps, suite à une sortie violente de Joël Bats, les Brésiliens obtiennent un penalty. Zico, grand spécialiste du genre, s'empare du ballon et s'élance. Il frappe sur la droite du but, mais le portier français se détend et repousse le ballon. Les deux équipes ne marqueront plus et le Brésil sera éliminé lors de la séance des tirs aux buts. Zico, la mort dans l'âme, doit dire adieu à ses rêves de gloire et abandonne la sélection nationale, après 88 sélections et 66 buts. Après deux saisons passées dans le Calcio à Udinese, il retourne au Flamengo puis part en 1991 au Japon où il termine sa carrière de joueur en 1994. Il devient ensuite entraîneur des Kashima Antlers puis sélectionneur du Japon qu'il qualifie pour la Coupe du monde 2006. Il rejoint, après la Coupe du monde, le club turc de Fenerbahce et remporte le titre de champion en 2007. En septembre 2008, il devient entraîneur d'un club ouzbek, où l'argent du pétrole et du gaz coule à flot, et attend de revenir en Europe, dans une équipe plus conforme à son aura. Car on imagine mal «le Pelé blanc» rester très longtemps loin du football de haut niveau...
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