Il 18 agosto 1991 Gabriel sbarca a Firenze portando nella mente e nel cuore il messaggio del suo mito Maradona: «Vai tranquillo, con le tue caratteristiche in Italia sfonderai sicuramente». E se lo dice Diego... Bati viene subito portato allo stadio Franchi dove la squadra viola sta disputando una partita amichevole. Ma gli occhi, naturalmente, sono tutti per la nuova stella argentina. Una mano anonima consegna a Gabriel un pallone dicendogli: «Fai due palleggi». Lui esegue anche se la tecnica non è la sua arma migliore. Chissà se in quel momento, con gli occhi di quarantamila persone puntati addosso, ha ripensato anche solo per un attimo a una battutaccia che gli aveva scaricato addosso uno dei suoi primi allenatori, tale Mastroianni, vedendolo in difficoltà nell'addomesticare il pallone: "Batistuta, a Reconquista palleggiavi con i cocomeri?». L'esibizione comunque funziona e Gabriel tocca con mano la passione del suo nuovo «popolo». In campo, invece, l'inizio è faticoso. L'allenatore della Fiorentina è il brasiliano Lazaroni e il leader della squadra è un altro brasiliano, Carlos Dunga. Il nuovo arrivato rischia di far saltare gli equilibri dentro lo spogliatoio, non a caso i due attaccanti Borgonovo e Branca si alleano con Dunga per tenere ai margini l'acclamato bomber di Reconquista. Dopo cinque giornate di campionato salta Lazaroni e arriva Radice. Ma per Bati la situazione non cambia di molto. Riserva era prima, riserva resta.
L'amore di Irina e l'affetto di pochi amici lo aiutano a restare a galla. Poi. arriva la svolta. Il 26 febbraio 1992 sbarca allo stadio Franchi la Juve. Per i tifosi viola è "la partita». Un Boca-River in salsa italiana. Bati va a segno con un colpo di testa ravvicinato. È la fine di un incubo. Batistuta diventa Batigol e Firenze si innamora perdutamente di questo angelo argentino. Il giorno dopo la Gazzetta invita i tifosi viola a spedire un fax con un messaggio per il campione di Reconquista. La redazione viene travolta da una montagna di carta. Cinquemila messaggi in meno di due giorni. Una travolgente dichiarazione d'amore. Gabriel segna a raffica. Chiude con 13 centri, senza l'aiuto dei calci di rigore. Bilancio positivo. Meno bene, invece, va la Fiorentina che finisce in una zona anonima della classifica. Si riparte e la famiglia Cecchì Gori fa le cose in grande. Arrivano Baiano, Bnan Laudrup, Effenberg. La squadra viola sogna di inserirsi in zona scudetto invece sprofonda in serie B. La società cambia ben tre allenatori. Ma va sempre peggio. Baii chiude il torneo con 16 reti. Cifre importanti. Tutto inutile.
Il campione di Reconquista viene corteggiato da club importanti. Anche il Real Madrid scende in campo con un'offerta interessante. Ma Gabriel è uno che non fugge. «C'era un'immagine che dovevo cancellare dai mìei occhi: il vecchio presidente Mario Cecchi Gori costretto a lasciare lo stadio dentro un cellulare della polizia. Volevo bene al presidente. Aveva investito nella Fiorentina tanti soldi e tanta passione. Non potevo lasciare la squadra in serie B». Bari decide di restare e si consola vincendo un'altra Coppa America, battendo 2 a 1 il Messico. Gol? Di Batistuta, naturalmente. Una doppietta. La serie B è un inferno. In panchina arriva Ranieri che lega subito con il fuoriclasse argentino. La promozione arriva domenica 8 maggio 1994. Fiorentina-Ascoli 5 a 1, due gol di Gabriel. La promessa è mantenuta: Bati ha riportato la squadra in serie A e il primo pensiero è per Mario Cecchi Gori, scomparso a novembre per un attacco cardiaco. «Voleva bene alla fiorentina e non doveva morire con la sua squadra in serie B. La vita, a volte, è ingiusta».
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